Sul problema e la sua natura

La vita di ognuno si accompagna sovente con il generarsi di problemi, e ciò è inalterabile persino dalla più propizia delle venture; ma ciò che in sostanza pare essere il problema, di rado s’è risposto. E dunque, lo sveliamo in codesta sede: il problema è una particolare situazione in cui pernotta in potenza una scelta dannosa – tant’è che del danno compiuto non si parla come di problema, ammenochè esso non sia prodromo di un ulteriore danno che solo in potenza può definirsi, visto che ciò che è causa di qualcosa ne è per forza di cose anteriore; ergo, il secondo danno essendo conseguenza – dato che si prospetta nell’avvenire -, e quindi posteriore alla sua causa, è incontrovertibilmente definibile solo in potenza e come problema. Il problema, quindi, giace ad un’incrocio, ma è tendente verso la via più impervia e lugubre, tuttavia esso non è impedito a ritrattare il passo verso il sentiero floreale. Ed è proprio la condizione in potenza  che da adito al perseguimento di entrambe le vie, certo una delle due gode di un discreto vantaggio d’attrazione mai bramata, però la nostra tenacia è in massima forza maggiore a tale impulso attrattivo.

Va anche precisata la superiorità nociva che attecchisce la conseguenza dannosa del problema, il quale è dunque meno pernicioso della sua conseguenza insperata. Ma allora, la sempre più trascurata definizione di problema, nasconde in sé una formula magica per dirimerlo? È legittimo, al di là del desiderio, investigare su di una strategia infallibile atta a risolvere qualunque problema? Magari una strategia infallibile perlata dai continui sgocciolii provenienti da un’eccedenza di sagacia, sfogo di una mente brillante. Eppure, al cruccio va annoverata un’ulteriore vittoria, perché questa è pura fantasia, di quella che solo ai poliedrici spetta. Nessuna formula magica, ma d’altronde non può esserci formula magica che si incammina dall’universale per giungere al particolare: le definizioni anche se universali si applicano pure al particolare, d’altra sponda però sono le soluzioni, infatti loro si adottano solo al particolare, cibando il fuoco del desio che mai si estingue.

Due strade

Due vie si palesano dinanzi all’uomo, una sdutta e l’altra robusta; al caso è dato l’incidenza reciproca, laddove la volontà non è arbitraria. L’uomo grazie alla sua identità, a differenza degli animali, inizia il cammino non escludendosi alcuna strada, e al dire il vero, non soffre nemmeno di cogente lealtà nei confronti della prediletta. Si svelano le caratteristiche delle vie: la strada sdutta è marchiata come solitaria e dedita più o meno largamente al sé, mentre la strada opulente ha incisa nella forma la parola “altruismo” e, inoltre, detiene la volontà di beneficenza. Nel cammino avremo sempre la possibilità di focalizzarci su un sentiero in particolare, che sia quello “egoistico” o “altruistico”, ma dovremo anche costantemente sforzarci, invero per proseguire la deambulazione c’è bisogno di un movimento selettivo perpetuo e tenace, che ci distingue dall’andamento delle bestie. Questa scelta si declina in ogni argomento giornaliero, sporadico e non, e non può far a meno di creare dissidi tra maratoneti, che tuttavia rischiano di diventare immotivati se ridotti alla mera faziosità. Eppure, ci sono certe cariche e condizioni assai rare che in qualche modo sbrigano la reiterabilità della scelta di cammino, per esempio un governatore fintanto vuol essere chiamato buono è costretto a percorrere il sentiero della comunità, difatti ottenendo un grande potere ma anche un grande sacrificio. I casi particolari dell’uomo continuano ad affiorare osteggiando ancor di più una formula universale per predire le avviluppate dinamiche umane.

Determinazione

Bisogna acquisire determinazione per poter compiere la propria ambizione. Il futuro si desidera in ogni istante, ma esso se non è ammaliato dalla nostra volontà, si dimostra refrattario proprio a quest’ultima. Affascinare non è cosa da poco, oltretutto, il tempo si può, senza timore, definire pretenzioso per le proprie grazie. Tuttavia, la determinazione rispecchiando il carattere temporale fondamentale (cioè sempre determinato a compiersi), riesce nell’ardua impresa di imbonire il tempo stesso. Non è comune dote umana questa, e difatti la sua manifestazione nell’uomo pare labile, avallando ancora, e purtroppo, l’incertezza in cui soggiorniamo.