Due strade

Due vie si palesano dinanzi all’uomo, una sdutta e l’altra robusta; al caso è dato l’incidenza reciproca, laddove la volontà non è arbitraria. L’uomo grazie alla sua identità, a differenza degli animali, inizia il cammino non escludendosi alcuna strada, e al dire il vero, non soffre nemmeno di cogente lealtà nei confronti della prediletta. Si svelano le caratteristiche delle vie: la strada sdutta è marchiata come solitaria e dedita più o meno largamente al sé, mentre la strada opulente ha incisa nella forma la parola “altruismo” e, inoltre, detiene la volontà di beneficenza. Nel cammino avremo sempre la possibilità di focalizzarci su un sentiero in particolare, che sia quello “egoistico” o “altruistico”, ma dovremo anche costantemente sforzarci, invero per proseguire la deambulazione c’è bisogno di un movimento selettivo perpetuo e tenace, che ci distingue dall’andamento delle bestie. Questa scelta si declina in ogni argomento giornaliero, sporadico e non, e non può far a meno di creare dissidi tra maratoneti, che tuttavia rischiano di diventare immotivati se ridotti alla mera faziosità. Eppure, ci sono certe cariche e condizioni assai rare che in qualche modo sbrigano la reiterabilità della scelta di cammino, per esempio un governatore fintanto vuol essere chiamato buono è costretto a percorrere il sentiero della comunità, difatti ottenendo un grande potere ma anche un grande sacrificio. I casi particolari dell’uomo continuano ad affiorare osteggiando ancor di più una formula universale per predire le avviluppate dinamiche umane.

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